World Food Day / Diouf (Fao): «Più risorse per l'agricoltura»

26/10/2009 15:06:51
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In un messaggio al direttore generale della Fao, Benedetto XVI sottolinea che «garantire il cibo è aiutare la vita». Per il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia «con più di 1 miliardo di persone malnutrite il mondo non può stare a guardare»

Il direttore generale della Fao Jacques Diouf ha fatto appello ai leader mondiali affinché si raggiunga «un largo consenso per l'eliminazione totale e rapida della fame», quando converranno a Roma per il Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare di capi di stato e di governo, che si terrà dal 16 al 18 novembre. Nel suo discorso per la Giornata dell'alimentazione, Diouf ha anche sollecitato un incremento degli aiuti esteri allo sviluppo agricolo al 17 %, il livello che avevano nel 1980, rispetto all'attuale 5 per cento.


Il tema della Giornata di quest'anno è "Conseguire la sicurezza alimentare in tempi di crisi". Diouf ha aggiunto che l'attuale crisi economica ha fatto salire il numero delle persone che soffrono la fame di 105 milioni, sommandosi alla crisi mondiale dei prezzi alimentari del 2008. È arrivata inoltre in un momento in cui «in alcuni paesi, i prezzi di alcuni prodotti erano ancora al picco raggiunto nel 2007», come per il riso a Sri lanka, in Myanmar, in Kenya ed Ecuador, il miglio ed il sorgo in Burkina Faso, Mali e Niger e il grano in Bolivia e Pakistan. «L'ammontare di 44 miliardi di dollari di aiuti ufficiali che dobbiamo dedicare allo sviluppo agricolo è molto poco se paragonato ai 365 miliardi di dollari spesi nel 2007 a sostegno dell'agricoltura dei paesi ricchi, ai 1.340 miliardi che si spendono ogni anno nel mondo in armamenti e alle migliaia di miliardi di dollari raccolti in breve tempo nel 2008-2009 per puntellare il settore finanziario», ha aggiunto il direttore generale della Fao.

Ci sono comunque anche motivi per ben sperare. «Il Ghana, il Malawi, il Mozambico, lUganda, il Vietnam, la Tailandia e la Turchia negli ultimi cinque anni hanno tutti ridotto in modo significativo il numero delle persone sottonutrite» ha fatto notare Diouf. «Questo significa che sappiamo cosa deve essere fatto e come va fatto. Programmi, progetti e piani esistono già, sono semplicemente in attesa della volontà politica e delle risorse per diventare oprativi».


Nel suo messaggio al direttore generale della Fao, papa Benedetto XVI, che ha assicurato la sua partecipazione al Vertice di novembre, ha esortato la comunità internazionale e le sue istituzioni a intervenire in modo più appropriato e deciso: «Garantire a persone e popoli la possibilità di sconfiggere il flagello della fame significa assicurare loro - ricorda Benedetto XVI - un accesso concreto a un'adeguata e sana alimentazione». Per il Papa, «si tratta, in effetti, di una concreta manifestazione del diritto alla vita, che, pur solennemente proclamato, resta troppo spesso lontano da una piena attuazione. L'accesso al cibo, più che un bisogno elementare, è un diritto fondamentale delle persone e dei popoli. Potrà diventare una realtà, e quindi una sicurezza, se sarà garantito – conclude il messaggio – un adeguato sviluppo in tutte le regioni del mondo».

Per il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia «con più di 1 miliardo di persone malnutrite il mondo non può stare a guardare». Lo scorso aprile – ha continuato Zaia – «a conclusione del primo G-8 agricolo abbiamo concordato sull'urgente bisogno di aiutare i Paesi in via di sviluppo ad espandere la propria produzione agricola e alimentare e ad aumentare gli investimenti, sia pubblici che privati, in agricoltura, nell'agri-business e nello sviluppo rurale».

«Altro punto fermo che è uscito dal G-8 agricolo – ha concluso il ministro – è la necessità di investire in politiche atte a ridurre gli sprechi e le perdite che avvengono lungo le filiere alimentari. Se un cibo deve percorrere 5mila km prima di arrivare sulla tavola è ovvio che il suo prezzo risulterà centuplicato rispetto all'origine: oltre che produrre inquinamento, questo passaggio crea due risultati parallelamente negativi: da un lato abbiamo i produttori che non guadagnano abbastanza, dall'altro i consumatori non riescono a comprare il cibo a causa dell'alto costo: accorciare la filiera ovvierebbe a questi problemi. Per tutti questi motivi non ci vuole meno agricoltura ma un'agricoltura che produca di più».

Fonte: Il Sole 24 ore - 16 ottobre 2009