Il trattore a idrogeno

16/9/2009 8:20:00
News
C’è la mucca e c’è il maiale, ma si gestiscono almeno in parte da soli con un microchip. E lo zio Tobia è un moderno imprenditore che produce energie alternative e coltiva i prodotti con l’agricoltura biologica, ma anche con l’aiuto delle biotecnologie

C’è un grande ritorno di interesse per l’agricoltura. Complice la crisi dell’urbanizzazione – sia come stile di vita che come prospettiva economica – si sta verificando un fenomeno di “riconversione rurale” su piccola e su grande scala. Del primo fanno parte gli esempi sempre più numerosi di farmer market, di apertura di piccoli agriturismi e a svolte nella vita professionale di ex-manager pentiti che si dedicano alla viticultura, alla floricultura o semplicemente all’orto come forma di evasione, anche sul terrazzo di città.
Su vasta scala, invece, il processo coinvolge sofisticate figure professionali: ingegneri agrari, genetisti, biotecnologi dei microrganismi, che operano in centri di ricerca universitari o industriali. “Nutrire il pianeta”, come recita il tema dell’Expo di Milano del 2015 non è e non sarà né semplice né facile, sia per la pressione demografica crescente, sia per gli sconvolgimenti previsti per il cambiamento climatico e il prevedibile innalzamento delle temperature.

L’agricoltura dovrà diventare intelligente e servirsi dell’innovazione tecnologica e della ricerca scientifica per assecondare la Natura, applicando contemporaneamente le risorse della conoscenza umana. Vegetali e animali saranno gli indispensabili compagni di viaggio in questo nuovo cammino e tutti dovranno essere tutelati e rispettati. La tenuta agricola che verrà è ampia e sfrutta al meglio le energie rinnovabili: pale eoliche per il vento e pannelli fotovoltaici sul tetto del caseificio abbinato alla stalla dove i bovini vengono alimentati con cereali biologici. A ciò si affiancano le biomasse costitute dai sottoprodotti del mais e del frumento convogliati insieme ai liquami dell’allevamento e degli scarti del caseificio in un grande fermentatore. Il biogas che se ne ricava soddisfa il bisogno energetico dell’azienda mentre le eccedenze dell’eolico, del fotovoltaico e del generatore alimentato a biogas sono destinate a un processo di elettrolisi per produrre idrogeno. Viene utilizzato per le macchine agricole e tramite un distributore può rifornire auto ibride a basso impatto ambientale per recarsi in città.
Questo è il modello ideale, applicabile alle grandi tenute, ma anche i piccoli possono agire sul business dell’energia; recuperando il calore degli impianti di raffreddamento o utilizzando legname e biomasse come combustibile per soddisfare esigenze domestiche.

Il trattore a idrogeno è un prototipo presentato recentemente a Parigi dalla New Holland che dovrebbe iniziare a produrlo nel 2015. Oltre al propellente la novità viene dall’informatica. Il computer di bordo è in grado di mappare il campo di lavoro valutando, grazie a un sistema satellitare, le zone a più alto rendimento e programmare il raccolto. Al tempo stesso interagisce con i vari attrezzi al traino e, memorizzando i programmi di lavoro delle singole coltivazioni, lo riapplica automaticamente. Alla valutazione dello stato di salute e del grado di maturazione delle coltivazioni contribuirà anche una telecamera multi spettrale montata sul trattore. Utilizzando le proprietà ottiche dei tessuti vegetali, registra le zone colpite dai parassiti, le patologie, la maturazione. Combinando i dati con le previsioni meteo individua le aree più a rischio e pianifica interventi mirati con biopesticidi e biofertilizzanti.

Il “Serenade”, per esempio, è un fungicida interamente bio prodotto e brevettato dall’americana Agraquest, all’avanguardia in questo settore. Il Serenade contiene una variante del Bacillus Subtilis che attraverso l’azione combinata di diversi peptidi svolge un’intensa attività antibatterica senza i processi chimici tradizionali. Gli stessi principi ispirano i biofertilizzanti. Si aggiungono al terreno batteri che fissano l’azoto atmosferico, microrganismi che rendono disponibili ferro e fosforo o stimolano la produzione di auxina, un ormone vegetale contenuto naturalmente nelle piante. Così le piante sono più forti e resistono meglio a malattie e condizioni climatiche avverse come la siccità.

L’irrigazione infatti è l’altro fronte “caldo” della nuova fattoria: il risparmio di acqua. Oltre a produrre piante più risparmiose all’origine, con l’ingegneria genetica e la biologia verde, la tenuta agricola e la serra del futuro centellineranno l’acqua, ricicleranno quella piovana e la rugiada nei territori piovosi e dissaleranno - grazie al sole - quella marina.
Al Volcani Institute, grande centro di ricerca agricola israeliano, si segue la strada della misurazione della conduttività elettrica all’interno della pianta. Un circuito la misura e quando scende troppo invia un sms al contadino e segnala che è a secco. Con l’irrigazione “on demand” si può realizzare un risparmio d’acqua dal 30 al 40%. Già ora sono in produzioni sensori che dallo spessore delle foglie deducono il fabbisogno idrico. Fin qui macchine e vegetali.

Per quanto riguarda l’allevamento di animali l’agricoltura biologica ne privilegia il benessere, anche grazie alla tecnologia. I primi esperimenti italiani riguardano le bufale del Salento (vedi articoli correlati) che grazie a un microchip posizionato al collo possono decidere autonomamente orario di mungitura diurno o notturno, lavaggio e riposo. Le macchine robotizzate sono in grado di identificare anche patologie, come la mastite, avviando l’animale in infermeria e intercettando il latte infetto. Gli animali sembrano gradire e hanno aumentato la produzione del 15%. Con caratteristiche diverse queste tecnologie sono già applicate anche ai suini.

Magari avremo nostalgia della campagna o almeno della vecchia fattoria che esiste solo nell’immaginario dei cittadini. Oltre al bucolico canto del gallo e campanacci al pascolo, l’agricoltura ha rappresentato per intere generazioni schiene spezzate e rovina a ogni cambio di tempo. Oggi, col rispetto che si deve a Madre Terra, è giusto sfruttare le opportunità che l’ingegno dell’uomo – mai come in questo caso messo a frutto – può offrire alla crescita economica e al benessere di contemporanei e posteri.
Autore: Eugenia Colombo Danioni